Non sono mai stato un accanito fan di Superman, ma ho sempre amato i supereroi, e nessuno può negare che il buon kriptoniano sia il capostipite di questa grande “famiglia”. Proprio per questo motivo, ho atteso con ansia il nuovo film L’Uomo d’Acciaio, e mi sono precipitato a vederlo nel primo giorno di uscita, con tanto di maglietta con la grande S («Non è una S!») sul petto. Perciò ora, appena tornato dal cinema, voglio parlarvi delle mie impressioni.
Piccola (ma necessaria) premessa: ho visto il film in 2D, perché sì, sono un radical-chic di sinistra che se la tira criticando ogni novità consumistica e, soprattutto, porto già abbastanza occhiali nella vita quotidiana senza che mi venga voglia di inforcarne due paia contemporaneamente davanti ad un film che aspetto da mesi.
Trama
Lois: «Cosa significa la S?»
Clark: «Non è una S. Nel mio mondo significa “speranza”».
Lois: «Qui è una S».
La trama de L’Uomo d’Acciaio gira intorno alla nascita del supereroe, dalle origini aliene (più approfondite che in qualsiasi altra pellicola passata), ai vari traumi giovanili, fino al pieno compimento della sua formazione al termine del film. Mai prima, come in questo film, veniva ricercata e rimarcata l’importanza dei due padri dell’eroe, che qui diventano a tutti gli effetti co-protagonisti al fianco di Clark.
Immagino che tutti conosciate la storia di Superman (altrimenti vergognatevi della vostra infanzia triste e infelice), e non voglio certo svelarvi quelle tante “piccole” novità che potrebbero rendere più divertente la visione della pellicola. Una cosa è certa: i fanatici che vorrebbero tutto fedelmente identico al fumetto classico rimarranno scontenti, mentre chi è più aperto di vedute potrà trovare interessanti le scelte prese dal regista (Zack Snyder) e, alla fine (ma proprio alla fine), non rimanere comunque deluso.
L’unica vera critica alla trama (che mi ritrovo a fare ad un numero sempre crescente di film) è la durata: per questa storia bastavano (e avanzavano) due ore, il voler portare tutto a 143 minuti, rende la pellicola un po’ lenta e prolissa.
Voto: 7
Personaggi
Con un cast degno di un colossal (e probabilmente un film su Superman vorrebbe esserlo), i personaggi sono tutti ben costruiti e delineati psicologicamente nei limiti dei loro ruoli. Per questioni di spazio, parlerò solo degli indispensabili, ma andrebbero citati anche tutti i personaggi con ruoli minori, perché tutti scelti e interpretati con cura.
Superman/Clark Kent/Kal-El (e poi mia madre si lamenta di chiamarsi Cristina Caterina Rosalia), interpretato dal bravo (e figo) Henry Cavill, non è il classico personaggio a cui eravamo abituati: è evidente che il Clark di Smallville e i vari Spider-Man hanno influito non poco sulla caratterizzazione della sua adolescenza. Detto questo, è probabilmente il Superman più umano e a cui ci si può più affezionare di tutta la storia cinematografica del kryptoniano, paragonabile solo al primo interpretato da Christopher Reeve. Cosa? Brandon Routh? E chi è?!
Voto: 7
Lois Lane, interpretata da Amy Adams, già apprezzata in un numero infinito di pellicole, assume finalmente quel ruolo di reporter d’assalto un po’ incosciente e coi controcazzi che deve avere Lois, abbandonando quello affibbiatole per anni di damigella in pericolo. In questo caso, la Adams supera di gran lunga la già brava Margot Kidder, e annulla completamente l’inutile Kate Bosworth.
Voto: 7
Per quanto riguarda i due padri di Clark, Jor-El e Jonathan Kent, interpretati rispettivamente daRussel Crowe e Kevin Costner, è una battaglia all’ultimo sangue: due colossi del cinema gareggiano apertamente per aggiudicarsi il ruolo di Padre dell’Anno 2013, solo per giungere ad un prevedibile pareggio. Nei film passati, in cui furono interpretati da altre due grandi icone come Marlon Brando e Glenn Ford, non fu dato loro abbastanza spazio per esprimersi al meglio, qui invece sono entrambi essenziali e indispensabili alla formazione di Clark e alla buona riuscita della pellicola.
Voto: 8
Il generale Zod, interpretato da Michael Shannon, è secondo me il meno convincente, seppure la caratterizzazione dell’attore sia buona. Il cinema ci ha abituato a film di supereroi in cui il cattivo è un personaggio affascinante interpretato spesso dall’attore migliore della pellicola. Basti pensare al Goblin di Willem Dafoe, al Dottor Octopus di Alfred Molina, al Magneto di Ian McKellen, o al Ra’s al Ghul di Liam Neeson. Questo Zod non può competere con nessuno di loro per fascino, magnetismo o dialoghi. Spiace solo constatare che la colpa, probabilmente, non sia dell’interprete.
Voto: 5
Effetti speciali
Un errore comune, a parer mio, nel commentare o giudicare gli effetti speciali di un film, sta nell’analizzarne soltanto la qualità e mai la quantità. L’Uomo d’Acciaio è un film con un sacco di bellissimi effetti speciali. Ma davvero un sacco. Anzi, diciamolo, troppi! Decine di edifici distrutti che crollano, esplosioni continue, almeno cinque camion lanciati a mani nude, e gente che viene scagliata attraverso muri di cemento in continuazione. In aggiunta a tutto questo, almeno una decina buona di scene inutili inserite soltanto per rendere in 3D. Ripeto, tutti effetti visivi bellissimi, ma ridurli del 50% avrebbe reso il film migliore (e più breve).
Voto: 5
Musiche
Io di musica non me ne intendo troppo, ma apprezzo quando in un film è presente con eleganza, senza che la si noti, senza che prevalga su tutto il resto. Crea atmosfera, dà più impatto alle scene, ma non prende mai il sopravvento sui dialoghi o sulla trama. E non è un caso, credo, se quando mi accorgo di apprezzare particolarmente le scelte musicali di una pellicola, veda poi comparire nei titoli di coda il nome di Hans Zimmer.
Voto: 7
Giudizio Finale
L’Uomo d’Acciaio è sicuramente un bel film, girato e recitato bene, con ottimi spunti di riflessione (un po’ sempre gli stessi dei supereroi, ok, ma il loro ruolo è quello!) e frizzanti idee per modernizzare un personaggio che dal 1938 portava le mutande sopra ai pantaloni. Ha però una grave pecca: la lunghezza non dovuta dalla quantità di eventi da narrare, ma dalla ferma volontà di fare un film lungo. Con una scelta più accurata delle scene e, di conseguenza, almeno una ventina di minuti in meno di pellicola, lo avrei valutato sicuramente di più. Tuttavia, il fatto che l’unico difetto a mio parere riscontrabile sia questo, dimostra come in sostanza lo reputi un bel film, che consiglio caldamente di vedere sia agli amanti del personaggio (non siate bacchettoni, è un Superman “nuovo”!), sia a chi non lo ha mai considerato troppo (coraggio, è un Superman “nuovo”!)